di Redazione
Sabato 18 novembre, nell’incantata cornice dell’ex Chiesa San Michele nel cuore di Ferrara (inauguratasi lo scorso 7 ottobre e diventata sede permanente di una
parte della collezione delle più prestigiose opere del maestro Liberatore, così come headquarter del brand Francesca Liberatore), la famiglia creativa ha
nuovamente aperto le porte alla cittadinanza, presentando ufficialmente l’intento di far rivivere con sforzo e positività lo storico luogo, con e per la città, i suoi amanti , i suoi giovani,
integrandoli nel panorama nazionale e internazionale che già circonda l’opera e i componenti di questa famiglia.
Ad aprire gli appuntamenti l’artista Marco Milia con idee di istallazioni, mentre ad arricchire la serata lo speech dell’Assessore alla cultura del Comune di Ferrara
Marco Gulinelli che ha rinnovato con entusiasmo il supporto all’iniziativa. Risiederà qui inoltre la prima delle 150 litografie firmate con le quali il maestro Liberatore ha
omaggiato la cittadinanza ferrarese intervenuta all’evento, in segno di riconoscenza per la calorosa accoglienza ricevuta e per iniziare con buon auspicio un percorso verso il futuro.
A conclusione della serata un arrivederci al prossimo incontro prenatalizio, con un nuovo format e nuovo concept, in cui sarà possibile scegliere capi e accessori esclusivi Francesca Liberatore e
il cui ricavato andrà a sostegno del continuato restauro dell’ex Chiesa.
crediti foto: ufficio stampa Francesca Liberatore
di Redazione
Al centro della collezione 2023 delle lampade di design di ZAVA, si colloca la visionaria lampada da terra Ronin.
Un progetto che trova ispirazione nella cultura giapponese come suggerisce il nome, omaggio ai cosiddetti “uomini onda”, i samurai senza padrone alla ricerca di nuove strade.
Ronin nasce dall’incontro tra la creatività utopica dei tre talenti emergenti del design di Testatonda, Nicolò Corigliano, Matteo Minello e Valter Cagna, e ZAVA
che ne sposa la filosofia e, con il suo know how manifatturiero, dà forma all’idea portante del progetto: l’attenzione per la tradizione culturale dei samurai e il motivo plissettato del
cappello.
I designer immaginano che i samurai decidono di non sacrificarsi più per un padrone e abbandonano il rigido codice etico del bushidō, “La Via del guerriero”, per trasformarsi in un esercito di
Ronin o “uomini onda”, che vagano alla ricerca di nuove strade, nuove espressioni di sé e nuove dimensioni spaziali da disegnare. Tradotto in termini progettuali, il Ronin è una figura immobile
ed eterea, che disegna un paesaggio luminoso di particolare suggestione.
Un immaginario onirico in cui ZAVA ha creduto fortemente, trasformando un progetto in un oggetto di impareggiabile potenza, grazie ad un equilibrio funzionale e stilistico. Il risultato è lampada
totemica e scenografica, realizzata in metallo verniciato, con il cappello plissettato orientabile, come inconfondibile segno stilistico. Indubbiamente affascinante, la lampada Ronin non passa
inosservata in nessun ambiente: che siano grandi spazi di accoglienza o ambienti domestici, non cambia il suo essere segno forte e caratterizzante dello spazio. Ronin forma una vera e propria
collezione che si compone di una lampada da terra, una sospensione e un’applique, in cui il motivo plissettato del cappello ricorre in ogni versione.
Presentata in tre dimensioni, Ronin è proposta in diversi colori: dal rosso, al blu, al beige, al giallo intenso. Dalla ribellione dei Ronin è nata una forma, densa di funzioni e
significati.
A dimostrazione che ogni forma cela un pensiero, ogni pensiero è portatore di nuove visioni, ogni nuova visione suggerisce scenari che scegliamo per la nostra vita.
crediti foto: ufficio stampa ZAVA
di Redazione
La Galleria Deodato Arte annuncia una nuova mostra di Liu Bolin (artista cinese di fama internazionale, noto per le performance nelle quali svanisce e si annulla
per entrare all’interno di paesaggi urbani o luoghi asettici) dal titolo “(IN)VISIBLE: The Art of Liu Bolin”, che avrà luogo a Villa Ciani in Piazza Indipendenza 4 a
Lugano dal 30 settembre al 15 ottobre 2023.
Durante la serata inaugurale, l’artista sarà protagonista di una live performance in cui “scomparirà” dando vita ad una nuova opera d’arte.
Grazie al total body painting, realizzato con un’attenzione minuziosa alla vernice, Liu Bolin si confonde perfettamente con il paesaggio circostante in cui viene successivamente fotografato.
Attraverso la realizzazione di scatti mimetici, l’artista denuncia la condizione dell’uomo moderno che perde la sua identità a causa di una società sempre più materialista e tecnologica.
“È un gesto di denuncia. Cos'è oggi lo sviluppo dell'essere umano, e dove porta? L'uomo sta scomparendo nel suo ambiente. La tecnologia ha portato molto sviluppo materiale, ma per restare
umani cosa si deve fare? Io non voglio perdermi in questo labirinto, perciò scelgo questa forma di difesa. Io sono per un’arte di impegno civile” - dichiara l’artista.
Le opere così realizzate sono un mix tra fotografia, installazione, performance e body painting. In una commistione di diversi linguaggi, il corpo dell'artista diviene una vera e propria scultura
vivente durante la performance, immortalata a sua volta da una fotografia. Nell'attimo finale dell'accurato body painting la precisa tecnica rende l’artista perfettamente integrato con lo
sfondo.
Tutte le opere in mostra a Villa Ciani sono limited edition e fanno parte della celebre collezione "Hiding in the city", che tocca i temi universali del rapporto tra uomo e natura e tra pensiero
e potere politico e che ha consacrato a livello mondiale l’artista nato in Cina a Shandong nel 1973. Il camouflage è il suo tratto distintivo: difficilissimo, infatti, è distinguere l’artista tra
le architetture, le merci, gli scaffali e i diversi scenari nei quali sceglie di immergersi e scomparire.
"Prima di optare per una location, prendo in considerazione i temi sociali che quel luogo racchiude in sé. Medito in sostanza sui messaggi che tramite esso potrei trasmettere per avere un
impatto sulla società. Individuare lo spazio giusto è fondamentale per comunicare il mio messaggio. In questa prima fase, se si presentano degli ostacoli, cerco di superarli, perché il luogo ha
la priorità su tutto” - afferma Liu Bolin, che continua: “Alcuni diranno che sparisco nel paesaggio, io direi che è il paesaggio che s’impadronisce di me”.
“(IN)VISIBLE: The Art of Liu Bolin” inaugura la collaborazione dell’artista con la Galleria Deodato Arte, che lo rappresenta in esclusiva per Svizzera e Belgio.
crediti foto: ufficio stampa MNcomm
di Redazione
L’Associazione dEntrofUoriars, in collaborazione con i Proff. Renato Galbusera, Chiara Mantovani, Valentina Marzani e Mariuccia Roccotelli Responsabili dei laboratori delle
quattro carceri milanesi, esporranno un’importante mostra di opere pittoriche/scultoree realizzate dai detenuti all’interno degli Istituti di pena IPM
Beccaria, II.a CR. Bollate, CR. Opera e CC. San Vittore.
La Mostra “RINASCITA”, che rimarrà esposta per tutto il periodo di Ville Aperte a Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno nelle sale dei Centauri e Titani, vuole evidenziare
alla società civile come da una condizione di sofferenza esistenziale della popolazione dei privati della libertà può manifestarsi un messaggio di rinascita, ritorno alla speranza che si
manifesti con gli strumenti dell'Arte visiva, consentendo di rendere evidente il pensiero ed il percorso di accesso ad una nuova vita. L’arte tutta infatti rappresenta una delle risorse più
potenti per ritrovare l’armonia dentro e fuori di sé e per ammirare l’essere umano nella sua manifestazione più pregevole, quella dell’ atto creativo.
A seguire la mostra si sposterà nel Foyer dell’Auditorium di San Fedele nel centro di Milano a partire dal 26 ottobre fino al 5 novembre 2023 in occasione di Aperti per Voi del TCI.
COSA C'È DA SAPERE SULL'ASSOCIAZIONE DENTROFUORIARS
L’ Associazione dEntrofUoriars fondata nel 2017 si prefigge di promuovere il reinserimento sociale dei detenuti nell’ambito del Grande Patrimonio Artistico Culturale Italiano, intende inoltre
promuovere attività quali eventi, manifestazioni, feste e quant’altro volto e idoneo a far conoscere l’Associazione stessa e i suoi obiettivi.
L’Associazione intende portare sempre più la realtà carceraria a contatto con la Società Civile per un confronto maggiormente costruttivo, dal quale trarre motivazioni di conoscenza
dell’altro.
Riteniamo infatti che il carcere che abbatte la recidiva e che da’ frutti sia quello che diventa fucina di cultura, che abbatte l’ignoranza, che da’ opportunità al ripensamento al proprio
comportamento e quindi responsabilità.
Che si fa promotore nell’accompagnare il detenuto in un percorso di recupero, di cambiamento della propria condotta e che gli offre l’opportunità di reinserimento nella società una volta finita
la pena.
Pur nella grande difficoltà del periodo che ha visto le Carceri completamente blindate causa Covid, abbiamo realizzato: Aperti per Voi TCI 2017: detenuti in appoggio alle guide a Casa Museo
Boschi di Stefano, Chiesa San Fedele e Certosa di Caregnano.
2018 per Ville Aperte edizione autunnale: detenuti del Carcere di Monza in appoggio alle Guide alla Villa Reale di Monza. Esposizione il Cenacolo a Villa Prata di Caponago
2019 in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo abbiamo esposto alcune opere dei detenuti di Bollate: Il Cenacolo a Villa Criselli Pusterla a Limbiate, una grande opera riproducente la
Battaglia di Anghiari ed una serie di sanguigni a Palazzo Rezzonico a Barlassina e rivisitazione del dipinto della Dama con l'Ermellino nella Villa Borromeo d'Adda di Arcore. Detenuti in appoggio
alle Guide del TCI a Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno
2021 in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante abbiamo esposto una serie di opere pittoriche sulla Divina Commedia realizzate dai detenuti del Carcere di Bollate ed esposte a Imbersago a
Villa Orsini Colonna e Carate Brianza Villa Cusani Confalonieri.
2022 opere realizzate dai detenuti di Bollate per le Ville Gentilizie e riproducenti alcuni scorci delle stesse esposti a Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno e a Villa Tittoni Traversi di
Desio. Abbiamo suonato in moltissimi eventi con la Band Ufficiale “The Freedom Sounds” del Carcere di Bollate in Auditorium e meravigliose Ville e Palazzi della Lombardia. Collaboriamo con
l’Università Telematica Ecampus con interviste/questionario ai detenuti a supporto di Tirocini Formativi agli studenti di Giurisprudenza. Collaboriamo con l’ Associazione Relove sempre per
interviste a detenuti e presenza degli stessi ad eventi da loro realizzati per portare la voce dei detenuti alla Società Civile.
crediti foto: ufficio stampa Associazione dEntrofUoriars
di Redazione
Dal 3 al 28 settembre la Galleria MAD di Lucia Quasimodo (in Via Cavour 59, Mantova) presenta “Warhol’s World” , una mostra che ci conduce non
solo all’estetica dell’artista ma che indaga anche attraverso la sua filosofia di vita che mescola la cultura alta con quella popolare. Oltre alle opere iconiche che lo hanno reso celebre ci
saranno fotografie originali anche inedite di lui nella sua “Factory” negli anni sessanta e della sua visita a Roma nel 1977.
La mostra sarà scandita anche da strumenti che l’artista utilizzava per la realizzazione delle sue opere o che facevano parte della sua collezione di oggetti che amava raccogliere in maniera
compulsiva. Il vissuto di questo artista è una costante performance artistica, le sue icone non sono quelle religiose ma quelle del consumismo di un’era fatta di prodotti seriali che chiunque può
permettersi, una sorta di democratizzazione globale.
La Coca-Cola la beve il Presidente degli Stati Uniti, la star del cinema, ma anche il barbone o la persona comune, è sempre quella, uguale per tutti. Il pensiero di Andy Warhol era incentrato
sulla critica e sulla celebrazione della cultura di massa, della celebrità e dell'immagine. La sua prospettiva innovativa ha lasciato un'impronta duratura nell'arte contemporanea e ha aperto
nuove strade creative per le generazioni successive di artisti. Warhol era ossessionato dalla celebrità e dalla cultura di massa.
Credeva che la fama e la superficialità fossero diventate valori predominanti nella società moderna, e ciò si rifletteva nei suoi ritratti di celebrità e nelle sue opere che celebravano icone
popolari come le lattine di zuppa Campbell.
Da una idea di Lucia Quasimodo Mostra a cura di Massimo Pirotti e Sergio Zanichelli
Media Partner : Massimiliano Sbrescia, MaterManto Col patrocinio del Comune di Mantova Sponsor: Ottica Fielmann, Vendome Luxury Bags Ristorante “La Masseria”, Caseificio La Motta, Cantina Sociale
Quistello, Consorzio Melone Mantovano, Panificio Carra, Città del Sole, Le Tamerici, Casa Bontà
03-28 settembre
Inaugurazione domenica 3 settembre ore 18 Presentano Massimo Pirotti con intervento di Sergio Zanichelli
Orari della galleria
Lun chiuso
Mart Giov ven 15.30/19
Merc 9/12.30
Sab e dom 10/12 e 15.30/19
crediti foto: ufficio stampa
di Redazione
Portare l’arte al maggior numero di persone è il sogno di ogni creativo. E Giovanni Grigoletto, in arte Grigoletto Art, da Vicenza sta conquistando tutti gli
appassionati di musica con la sua serie Strumenti Musicali fatti di materiali di riciclo.
A 37 anni, dopo aver esposto al Louvre di Parigi e come scenografie in teatro, Grigoletto parte per un tour nei festival musicali d’Italia dove esporrà le sue creazioni. Grigoletto è anche
musicista (suona il basso elettrico in band di genere punk, rock e metal) ma ha deciso di esporre nei festival musicali all’aperto la sua arte con la serie di strumenti riprodotti esclusivamente,
e nei minimi particolari, con materiali riciclati. Giovanni Grigoletto (1986 , Vicenza), entrato nel campo dell’arte da 10 anni, usa materiali quali la plastica, il ferro, il vetro, il rame e il
cartone assemblati, che diventano portatori di un indiscutibile messaggio di fratellanza, di unione con il prossimo, di collaborazione fra diverse realtà, esistenze, storie e mondi.
Grigoletto Art è di un ingegno fuori dal comune: per l’azienda meccanica in cui era impiegato, ha ideato un motore elettrico che ora è usato alla Mecca per aprire gli enormi portoni della città
santa araba. “La mia mecca potrebbe essere il bosco, dove a volte mi rifugio, ma anche il silenzio del mio cuore”, racconta.
COME E DOVE SONO LE OPERE
In occasione dell’ultimo Vicenza Jazz Festival Grigoletto Art ha realizzato l’allestimento della volta della basilica palladiana con 14 sculture 5 giganti alte due metri, che richiamano le trombe
e strumenti. Sono rimaste visibili al pubblico presso il bar bossa sotto la basilica, un luogo dove si è sempre fatto musica. Alcune sculture sono state poi usate per l’allestimento del palco
della kermesse musicale. L’esperienza al Louvre di Parigi, dove era esposto in un mercato internazionale d’arte con gallerie da tutto il mondo con sei sculture, gli ha dato molta
popolarità.
A Parigi, tramite la galleria Visioni d’arte di Bassano del Grappa, è stato visto il primo esemplare sassofono di materiali riciclati. Realizzato in multimateriale dal vetro alla plastica, rame
zinco, cartone, colla, è uno dei più richiesti dai collezionisti. Giovanni Grigoletto si sta preparando al centesimo carnevale di Malo nel Vicentino, che sarà uno degli eventi clou del nord-est
italiano nel 2024. Preparerà con gli artisti locali una grande scultura allegorica.
PROSSIMI APPUNTAMENTI PER GRIGOLETTO ART
Carovana in Sud Tirolo, agosto 2023
Fiera del Zocco a settembre a Grisignano di Zocco, fiera espositiva in occasione della transumanza, con gazebo nell’area artisti
CHI È GIOVANNI GRIGOLETTO
Creativo autodidatta, Giovanni Grigoletto è nato a Vicenza il 4 giugno 1986. Da piccolo disegnava e ideava giocattoli. Da adulto, dopo 11 anni passati in una fabbrica di motori elettrici in
provincia di Vicenza, si dedica all’arte partendo da quello che osservava per lavoro ogni giorno. Materiali riciclati di metalli e altre provenienze, dalla strada e dal suo luogo di lavoro,
assemblati, diventano i suoi primi oggetti d’arte. Grey viene adottato come soprannome per intendere il grigio, il colore indefinito che lo rappresenta.
Sviluppa un doppio senso di comunicazione con le sue opere: esprime sentimenti reconditi nella sua anima, si ribella all’esterno verso la sovraproduzione dell’epoca consumistica. Grazie al doppio
binario concettuale, il suo lavoro è esposto in alcune mostre prestigiose al Louvre di Parigi, in teatro come parte di scenografie, in piazza nelle città come arte pubblica. Dal 2021 si dedica
alla realizzazione della sue serie più famosa, sugli strumenti musicali.
crediti foto: ufficio stampa Grigoletto Art
di Redazione
Guido Rocca torna ad esporre presso la prestigiosa Area35 Art Gallery di Milano (in via Vigevano 35), che lo scorso anno aveva ospitato la sua suggestiva viewing
room.
Il 22 giugno, alle ore 18.30, lo stimato pittore italiano presenterà il suo nuovo quadro di sei metri di larghezza.
«Credo che la parola giusta per descrivere la mia vita sia: intensità. La mostra nasce dall'esigenza di vivere appieno un momento tragico, ma anche evolutivo della mia esistenza. Ho dipinto
notte e giorno per permettere a me stesso di cavalcare la tempesta emotiva che stavo attraversando e di trasformarla in nuova benzina creativa. Questo quadro è frutto dell'incontro con un
collezionista che mi ha permesso di realizzare il sogno di creare un’opera di grandi dimensioni. Erano anni che avrei voluto farlo, ma quest’opera è arrivata nel momento in cui ne avevo più
bisogno. Se non avessi fatto questo quadro, avrei mascherato e sepolto dentro di me molto dispiacere e questo mi avrebbe condizionato per tutta la vita. Confrontarmi con misure più grandi e
sfidanti, mi ha permesso di evolvere come artista ed essere umano. La malinconia ha lasciato spazio alla serenità che da tempo mi aveva abbandonato» - racconta l'artista.
Già nominato dalla rivista “Albatros” come uno dei maggior esponenti dell'arte come soluzione sociale e dell' astrattismo contemporaneo Italiano e più volte intervistato da “The Art Insider” per
il suo costante contribuito artistico, negli ultimi anni Guido Rocca ha raggiunto con le sue opere decine di collezionisti Italiani e internazionali aumentando notevolmente il valore dei suoi
quadri. Anche nell'opera che verrà esposta presso Area35 Art Gallery è caratterizzata dal suo tratto distintivo: una tecnica basata su migliaia di piccole pennellate, che gli permettono di
processare e consapevolizzare il suo universo interiore. Ogni tratto sulla tela è uno spiraglio di luce che si fa strada attraverso la confusione dei sentimenti.
«Quando dipingo con questa tecnica, il colore trascende la materia e diventa pura energia. Specialmente quando sto portando a termine il quadro, bilanciando le diverse tonalità, ricerco
l’equilibrio vibrazionale unico che appartiene a ogni opera. È un processo quasi mistico, in cui abbandono la mia razionalità e cerco una fusione totale con quello che sto creando, come un
accordatore che accorda il suo strumento e diventa la musica che sta suonando. In realtà, è un processo molto semplice, perché più mi libero dal pensiero e dalla logica e seguo il flusso creativo
naturale, e prima riesco a completare il quadro. Ad un certo punto, dopo migliaia di pennellate, arriva l'ultimo tocco di colore sulla tela che come un interruttore premuto accende letteralmente
il quadro. A quel punto l'energia è giusta e io vedo e sento vibrare l’opera. È un momento di grande soddisfazione, perché io sono il quadro e il bilanciamento che vedo e che sento sulla tela è
lo stesso che vedo e che sento in me» - spiega Guido Rocca.
E aggiunge: «Mi auguro che questa sensazione di armonia venga percepita, avvolga e rassereni anche chi osserva le mie opere. Il mio scopo è usare la materia come ponte per trasportare le
persone dalle illusioni della realtà che ci circonda, che a volte ci fanno credere di essere succubi delle contingenze e non attori del nostro universo, verso la verità dell’esistenza che è
l'essenza di ognuno di noi». Guido Rocca crede da sempre nel potere benefico dell'arte e infatti ci tiene a sottolineare che: «L'arte, che sia fatta con le proprie mani o vissuta come spettatori,
ascoltatori, esploratori, ha un ruolo fondamentale nella nostra evoluzione. Il cibo rinvigorisce e alimenta il nostro corpo, ma è l'arte che risveglia la coscienza di sé e nutre chi siamo
veramente. Mi auguro che le mie opere possano aiutare gli altri tanto quanto aiutano me».
crediti foto: ufficio stampa Guido Rocca