
di Laura Frigerio
È iniziato questo lungo weekend e potrebbe scattare in voi la voglia di andare a vedere un film al cinema. Ebbene, noi vi consigliamo caldamente la visione di "Per amore di una
donna" di Guido Chiesa (distribuito da Fandango), che è stato anche vincitore del premio per il miglior film del concorso "Per il Cinema Italiano" del Bif&st 2025
(diretto da Oscar Iarussi).
Quella che viene raccontata è una storia al femminile, la cui trama pian piano ti coinvolge fino a travolgerti emotivamente.
Siamo nel 1978, negli Stati Uniti. Esther, assistente di volo divorziata, è una quarantenne inquieta che si trova ad affrontare la morte della madre. La donna le lascia una lettera in cui le dice
di trovare una donna vissuta negli anni'30 in Palestina (all'epoca sotto mandato britannico) che nasconde un segreto sulla sua vita. Inizialmente Esther si rifiuta all'idea, ma poi decide di
volare alla volta di Israele e viene aiutata nella sua ricerca da Zayde, un professore dal passato ingombrante.
La narrazione quindi inizia a scorrere su due binari temporali, con un flashback negli anni'30. In un villaggio di coloni il contadino Moshe, rimasto vedovo con due bambini, chiama a dargli una
mano una giovane donna di nome Yehudit, che sconvolge la sua vita e quella di altri due uomini, il sognatore Yaakov e il commerciante Globerman. Intrecciando i fili che legano passato e presente,
Esther e Zayde scopriranno una sorprendente verità sulle proprie vite.
Racconta il regista Guido Chiesa: “Nel film c’è un mistero che coinvolge due donne, legate da un filo invisibile eppure indissolubile. Una, Yehudit, è vissuta negli anni ’30
in un villaggio rurale dove il suo arrivo ha scatenato una bizzarra saga amorosa. L’altra, Esther, è un’americana senza alcun legame con la terra dove è nata, pessimi rapporti famigliari e una
vita senza centro. La vicenda degli anni ’30 è tratta dal romanzo “The Loves Of Judith” di Meir Shalev, uno dei massimi esponenti della letteratura israeliana del ‘900. L’indagine di Esther,
liberamente ispirata dal libro, è invece frutto della nostra invenzione e rappresenta, per certi aspetti, il nostro punto di vista di italiani, lontani dalla cultura e dall’esperienza di quegli
ebrei che all’inizio del ‘900 lasciarono l’Europa per sfuggire alle persecuzioni, con il progetto di costruire una nuova società, egualitaria e solidale. Eppure, nonostante la distanza che ci
divide, in questa storia abbiamo rintracciato qualcosa in grado di interrogarci profondamente, perché, come tutte le grandi storie, tocca temi universali. Temi che ci hanno permesso di
intraprendere un viaggio incontro alle diverse facce dell’amore. Mostrando quanto sia doloroso, e allo stesso tempo fondamentale, scoprire la verità della propria storia. E alla fine, Esther e
Zayde, dopo aver ripercorso lo stesso cammino di amore, morte e rinascita dei loro antenati, comprendono l’importanza di entrare nella vita con empatia, con tutte le sue cadute e i suoi drammi.
Non è un film politico, eppure il senso profondo che lo attraversa può assumere un valore altamente politico: anche durante i momenti bui della storia, donne e uomini si innamorano, formano
famiglie, comunità, nascono bambini. E allora non c’è più distinzione tra passato e presente, o tra culture e popoli, e possiamo riconoscerci parte di uno stesso destino comune e universale, dove
è l’amore che salva”.
"Per amore di una donna" è stato scritto dallo stesso Chiesa e da Nicoletta Micheli e prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai per Colorado Film, Marta Donzelli e Gregorio Paonessa per
Vivo film con Rai Cinema, con il sostegno del MIC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo da Fandango. Nel cast Mili Avital, Ana Ularu, Ori Pfeffer, Alban Ukaj, Marc Rissmann, Serhii
Kysil, Anastasia Doaga, Sira Topic, Limor Goldstein e Vincenzo Nemolato. Con la partecipazione di Menashe Noy e Moni Moshonov.
crediti foto: ufficio stampa Reggi e Spizzichino